Le IA generative hanno suscitato grandi aspirazioni, ma il divario tra ciò che ci aspettiamo da esse e ciò che possono effettivamente offrire è ancora piuttosto ampio. Vi è infatti una discrepanza significativa tra le aspettative alimentate dalle narrazioni più accattivanti sull’intelligenza artificiale e la realtà dei sistemi attualmente disponibili.
Le discussioni sui “rischi esistenziali” associati all’IA, che si concentrano su scenari di lungo termine e che ipotizzano una possibile emergenza di IA superpotenti e ostili, riflettono spesso queste aspettative e preoccupazioni. Tuttavia, è importante distinguere tra l’IA immaginata in queste narrazioni speculative e quella che realmente abbiamo a disposizione.
Attualmente, gran parte dell’IA che utilizziamo quotidianamente è specializzata in compiti specifici e limitati, come il riconoscimento vocale, l’elaborazione del linguaggio naturale e il riconoscimento di immagini. Questi sistemi sono ancora lontani dall’essere in grado di emulare la complessità e la flessibilità del pensiero umano.
Come afferma Philip Di Salvo, che si occupa di sorveglianza di internet, “per quanto spettacolarmente realistici e credibili, i risultati testuali di ChatGPT non sono affatto il prodotto di un’intelligenza cosciente di sé, né di una qualche forma di conoscenza o cultura paragonabile a quelle umane, ma di qualcos’altro”. Gli strumenti di IA di cui disponiamo oggi sono strabilianti per efficacia, velocità e utilità, ma non sono intelligenti nel senso umano del termine: non parlano, né comprendono le lingue che vengono chiamati a utilizzare, né sanno quel che fanno.
“Bisogna essere molto chiari per non mettersi filosoficamente nei guai: l’intelligenza non è un’esclusiva degli esseri umani, esisteva prima degli esseri umani, non richiede il linguaggio e forse nemmeno il cervello”, spiega Nello Cristianini, professore di Intelligenza Artificiale presso l’Università di Bath. “Le meduse, ad esempio, non hanno il cervello ma mostrano dei comportamenti certamente intelligenti. L’intelligenza può esistere in tanti modi diversi, persino le piante dimostrano forse forme semplicissime di intelligenza. L’intelligenza umana è solo una delle tante”.
Antropomorfizzare l’IA può portare infatti ad aspettative irrealistiche e a una delusione quando questi non corrispondono al nostro concetto di intelligenza umana. L’IA è una tecnologia creata dall’umano e, sebbene possa essere in grado di svolgere compiti complessi, non ha coscienza né intenti come gli esseri umani.
Mentre è certamente importante prendere sul serio i potenziali rischi associati allo sviluppo e all’implementazione dell’IA, è altrettanto cruciale mantenere una prospettiva equilibrata e basata sui fatti. Ciò significa considerare le reali capacità e limitazioni delle attuali tecnologie IA, nonché adottare approcci responsabili ed etici nel loro sviluppo e utilizzo.