Un numero crescente di persone cerca di elaborare il lutto attraverso degli avatar generati dall’intelligenza artificiale. Questo nuovo fenomeno sociale sta prendendo piede in particolare in Cina, qui infatti la richiesta di interagire con deepfake dei propri cari defunti è sempre più alta. Questi avatar rappresentano una manifestazione più nuova di una tradizione culturale: i cinesi, infatti, hanno sempre trovato conforto dalla preghiera rivolta ai morti.
Sebbene la tecnologia non sia perfetta (gli avatar possono risultare ancora troppo robotici), sta migliorando rapidamente. Sempre più aziende stanno entrando in questo mercato, e di conseguenza il costo del servizio – noto come “immortalità digitale” nell’industria cinese – è diminuito significativamente, rendendolo accessibile al grande pubblico.
L’utilizzo dei deepfake è già reale da tempo. Una volta alla settimana, Sun Kai ha una videochiamata con sua madre. Durante queste chiamate, si confida su lavoro, sulle pressioni della mezza età e su pensieri che non condivide nemmeno con la moglie. Ogni tanto, sua madre gli ricorda di prendersi cura di se stesso – è il suo unico figlio – ma per lo più ascolta in silenzio.
La madre di Sun, però, è morta cinque anni fa. L’interlocutore di Sun non è una persona reale, ma una sua replica digitale, un avatar in grado di sostenere conversazioni di base. Hanno iniziato a “parlare” qualche anno fa.
Dopo la morte improvvisa della madre nel 2019, Sun ha cercato un modo per mantenere vivo il loro legame. Si è rivolto a Silicon Intelligence, un’azienda di intelligenza artificiale con sede a Nanjing, che lui stesso aveva co-fondato nel 2017. Fornì una foto della madre e alcune registrazioni audio delle loro conversazioni su WeChat. Anche se l’azienda si concentrava principalmente sulla generazione di audio, il team ha trascorso quattro mesi a sviluppare un avatar basato sui dati forniti da Sun. Alla fine, Sun ha potuto vedere e parlare con una versione digitale di sua madre tramite un’app sul telefono.
“Mia madre non sembrava molto naturale, ma sentivo comunque le sue parole abituali: ‘Hai già mangiato?’”, ricorda Sun della loro prima interazione. All’epoca, l’IA generativa era ancora agli inizi, quindi la replica della madre poteva pronunciare solo alcune frasi pre-scritte. Ma per Sun era sufficiente: “Ripeteva sempre quelle domande, più e più volte, e quando le sentivo mi commuovevo”.
Molte persone, come Sun, vogliono utilizzare l’IA per conservare, animare e interagire con i propri cari defunti durante il lutto e il processo di guarigione. Questo mercato è particolarmente florido in Cina, dove almeno una mezza dozzina di aziende offrono queste tecnologie e migliaia di persone hanno già pagato per utilizzarle.
Malgrado sia ormai stato sdoganato l’uso di questa tecnologia, ci sono interrogativi sull’effettiva sanità psicologica di interagire con repliche IA dei defunti e non è chiaro quali siano le implicazioni legali ed etiche di questa tecnologia. Al momento, l’idea continua a mettere a disagio molte persone. Come osserva Sima Huapeng, CEO e cofondatore di Silicon Intelligence, “Anche se solo l’1% dei cinesi chiede di clonare i morti con l’intelligenza artificiale, si tratta comunque di un mercato enorme”.