Nel nostro salotto pieno di cristalli è seduto serenamente il rinoceronte grigio.
È una metafora, coniata dalla studiosa Wucker, usata per indicare un evento a cui è associata un’alta probabilità, ma di cui si trascurano i segnali di pericolo.
Ma qual è il nostro rinoceronte? Il rinoceronte grigio europeo, o forse dell’intero Occidente, può essere riassunto in alcuni elementi tipici che lo caratterizzano e ne segnano la sorte, e che proviamo a riassumere:
1) Un invecchiamento demografico della popolazione che porta ad avere una percentuale di popolazione sempre meno attiva. Crescono le esigenze di welfare e cresce il carico relativo alla copertura finanziaria di queste esigenze.
2) Il progressivo affermarsi dell’intelligenza artificiale potrebbe portare a una sensibile riduzione della domanda di lavoro, solo parzialmente recuperata da una crescita di domanda per settori specifici. Ciò colpirà particolarmente le fasce più deboli, le cui attività lavorative possono essere in fin dei conti facilmente più o meno sostituite da sistemi automatizzati e guidati da IA; in realtà il fenomeno colpirà anche un’ampia platea di occupazioni che oggi hanno un contenuto più complesso, ma che potrà facilmente essere in qualche modo “modernizzato”.
3) I redditi da capitale crescono percentualmente di peso ormai da molti anni. La situazione descritta anche nei suoi sviluppi dall’economista Piketty vede polarizzarsi la situazione: a fronte di un gruppo ridotto di “capitalisti”, v’è un gruppo molto più ampio che vive solo di “salario”. Una struttura della distribuzione sia dei patrimoni che conseguentemente dei redditi di capitale che vede praticamente scomparso il ceto medio e vede affermarsi un sistema in cui vi è un certo numero ridotto di decisamente benestanti e un grande numero di redditi bassi o bassi medi.
Con un numero crescente di persone che sono in qualche modo espulse dal sistema lavorativo e di conseguenza posti al margine anche dal sistema sociale.
Con una mobilità sociale sostanzialmente annullata, e un peso dell’“eredità” e dalla appartenenza alle élites che segnano il percorso sin dai primi anni di vita, escludendo coloro che questi percorsi non potranno mai seguire.
Quale potrà essere la situazione che si verrà a creare nei prossimi dieci, venti o trent’anni? Uno scenario da Blade Runner? Tutte le ipotesi sono aperte; come diceva Keynes “L’inevitabile non succede mai, perché succede sempre l’imprevedibile”. Però alcune serie preoccupazioni credo che dovremmo averle. O comunque, dovremmo pensare nel caso dello sviluppo di scenari così negativi quali potrebbero essere le risposte di sistema.
Esistono soluzioni? Non lo so, ho le mie idee, ma non ho adeguate competenze e neanche lontanamente certezze. Quello che so è che, in questo momento, sarebbe necessario tratteggiare un piano operativo che descriva come affrontare quelli che saranno i presumibili sviluppi.
Non possiamo infatti pensare di non metterci a parlare seriamente di qual è il futuro del nostro Paese alla luce di quanto sotto descritto: decremento demografico e intelligenza artificiale, con tutte le relative conseguenze, a partire dai flussi migratori al sistema previdenziale al sistema del welfare.
Deve essere un piano preciso con proposte e opzioni ben definite. E nel redigere questo piano bisogna pensare e tener conto che deve trattarsi di un piano in qualche modo accettato e condiviso sinceramente da una maggioranza che non può essere quella semplicemente della politica alle elezioni, ma deve essere una maggioranza significativa e trasversale.
Essendo ben cosci che ci saranno due posizioni: la posizione di quanti penseranno che bisogna cercare come cavarsela da soli, e la posizione di quanti penseranno che la salvezza deve esser per tutti e che insieme sarà più facile ottenerla.
Le riflessioni proposte devono essere serie, spendibili, non ideologiche.
Possiamo sognare una splendida società dove nessuno o quasi lavori se non per diletto, dove i soldi non esistano, dove la gratificazione sociale viene basata sul tipo di apporto che tu dai la società. Una società dove ognuno dà secondo le sue capacità e riceve secondo i suoi bisogni. È un progetto credibile? È un progetto fattibile?
Possiamo scegliere di non “vender fumo” ma chiarire e spiegare molto bene quali cambiamenti quelli sacrifici saranno necessari. Per tutti.
Dovremmo chiarire e cercare di individuare situazioni Win-win. Un compito difficile in ogni Paese. Forse è più difficile in Italia perché la nostra classe politica, e in generale la classe dirigente, non nutre una stima da parte del Paese particolarmente considerevole. E anche perché il nostro popolo è molto avvezzo a dividersi partigianeria e a avere delle visioni più personalistiche che sociali.
Ci saranno posizioni divergenti, ma la richiesta ineluttabile improrogabile e fondamentale ai leader di ogni schieramento è quella di formulare un progetto chiaro, di confrontarsi, di avviare un ampio processo in tutta la società. Questo cambiamento o lo guiderà la politica o lo guideranno il sistema internazionale con meccanismi molto meno trasparenti e molto meno democratici. Questo mi aspetto dai nostri leader di ogni matrice: dar la caccia al rinoceronte grigio.
Andrea Araldi