Nel giorno in cui il Museo Egizio di Torino ha aperto le sue porte ai wikipediani per una maratona di scrittura, nota come Editathon, nell’ambito di una collaborazione con Wikimedia, Christian Greco ha rinnovato la volontà di introdurre sempre più strumenti digitali nel Museo.

Direttore del Museo da oltre dieci anni, Greco ha costantemente posto l’accento sulla digitalizzazione del patrimonio e sull’accesso aperto come pilastri fondamentali dell’istituzione. L’obiettivo della collaborazione è ampliare e arricchire le voci dedicate ai reperti del Museo Egizio. Le nuove voci, integrate con bibliografia e validate anche dagli esperti del museo, si uniranno alle oltre 5.200 immagini dei reperti digitalizzati dell’Egizio, accessibili su Wikimedia Commons. Quest’ultimo è il più vasto archivio fotografico al mondo, che già ospita oltre 90 milioni di immagini liberamente utilizzabili, e ai dati pubblicati su Wikidata, un database collaborativo che agevola la ricerca di contenuti online. Attualmente, le immagini dell’Egizio pubblicate su Wikimedia Commons raccolgono più di un milione di visualizzazioni al mese e vengono utilizzate nelle edizioni di Wikipedia in 55 lingue diverse.

“Vogliamo raccontare la ricerca archeologica in maniera innovativa, anche sottolineando i legami tra studi e discipline che convivono nel Museo. Ogni nostra iniziativa prevede una convergenza di discipline diverse, non solo dietro le quinte, ma anche negli allestimenti delle mostre, che spesso sono multimediali e tecnologici, proprio per raccontare i nostri reperti e valorizzarne la storia millenaria. E’ un modo anche per attrarre in museo i giovani, e non solo gli appassionati di antico Egitto”, racconta Enrico Ferraris, uno dei curatori dell’Egizio. “Studi antichi, archeologia e tecnologie oggi sono molto più vicini di quanto si possa immaginare”.