Presentato al Festival Internazionale Kids e al Salone del Libro di Torino, il volume “Viaggio oltre l’Ignoto rappresenta il frutto di una sfida tra l’intelligenza umana e quella artificiale. Stiamo parlando del libro scritto a quattro mani da Valentina Federici e dall’IA.

Due narrazioni condividono le stesse premesse, ma non la medesima penna: Valentina Federici, scrittrice di 36 anni, e l’intelligenza artificiale. O, meglio, una combinazione di diverse intelligenze artificiali o modelli di linguaggio: GPT 3.5 e GPT 4, Claude 1 e 2 e Deepl, tutte unite per sfidare la mente umana. Le intelligenze artificiali non sono perfette, nonostante possano sembrarlo, poiché “rispondono anche quando non conoscono la risposta”, ricorda Federici.

Cos’è accaduto quando questo collettivo di IA ha affrontato lo stesso problema di una persona? Chi ha prevalso? Chi ha raggiunto il risultato migliore? Questo è l’esperimento a cui si è sottoposta Federici, un esperimento che ha dato vita a un volume ora disponibile in libreria, dal titolo “Viaggio oltre l’Ignoto” (edizioni Il Castoro).


“Io e le IA abbiamo avuto lo stesso input e le stesse istruzioni. Scrivere una storia lunga 100mila caratteri con protagonisti un gruppo di ragazzi, ambientata in un futuro distopico e con dentro una storia d’amore, in un arcipelago che potrebbe essere l’ultimo avamposto della società”. Per l’IA, il prompt era quello di scriverla come se fosse una scrittrice per ragazzi. Come se fosse Valentina Federici, insomma.

Per scoprire se l’intelligenza artificiale ha avuto successo, è necessario leggere il libro; tuttavia, possiamo affermare che ha superato letteralmente le aspettative.

Ha fatto l’opposto di quello che pensavamo avrebbe fatto, perché avevamo molti dubbi su come sarebbe riuscita a districarsi con i sentimenti, a gestirli e a raccontarli. Delle due storie che sono venute fuori, quella scritta dall’intelligenza artificiale è quella più romance, dove c’è più spazio per i sentimenti e in cui si parla di una storia d’amore fra due delle protagoniste. La mia è più una storia d’avventura per 11-13enni.

“L’IA ha messo nel libro l’idea che le IA hanno di noi, cioè sentimenti, amore e sensazioni – ci ha fatto notare Federici – Come se sapesse di dover insistere su queste cose proprio perché non le prova”. Insomma, volendo mettere in parole una riflessione un po’ inquietante: “Come noi ragioniamo su cosa sono le IA e cerchiamo di capirle, le IA sembrano ragionare su cosa siamo noi e cercano di capirci”. E di imitarci, anche.

Non è stato fatto alcun editing, perché altrimenti si sarebbe snaturato l’esperimento. Nessun umano è mai intervenuto direttamente su nessuno dei due testi, eccezion fatta per una leggerissima correzione di bozze conclusiva. Viene da pensare che l’IA abbia lavorato molto più velocemente rispetto alla scrittrice, in realtà il vantaggio di velocità si perde un po’ su scritture di più ampio respiro: non può scrivere 100mila caratteri tutti insieme, le serve tempo, perché non ha abbastanza memoria per ricordare così tanto. In questi casi, infatti, può capitare che ripeta concetti già scritti.

In conclusione, l’intelligenza artificiale si è evoluta nel tempo, e con essa la narrazione che se ne fa. Se una volta predominava la preoccupazione per la privacy, ora siamo consapevoli delle sue molteplici possibilità. Questo cambiamento riflette una crescente comprensione e accettazione dell’IA come strumento potenzialmente trasformativo nelle nostre vite.