Un sondaggio dell’Institute for Family Studies e YouGov evidenzia che il 25% dei giovani ritiene possibile che l’intelligenza artificiale sostituisca in futuro le relazioni umane. Sebbene la maggioranza rimanga scettica, il fenomeno apre un dibattito sulla natura dell’intimità nell’era tecnologica.

Le generazioni Z e i Millennials sono tra i principali utilizzatori dell’IA generativa, sfruttandola per cercare compagnia e supporto. Melissa Heikkilä del MIT Technology Review osserva che le IA vengono trattate come amici, mentori e persino partner. Uno studio su interazioni con ChatGPT mostra che il “gioco di ruolo sessuale” è il secondo uso più comune dopo la scrittura creativa. Inoltre, il bot “Psychologist” su Character.AI ha raccolto oltre 95 milioni di messaggi, evidenziando il crescente ruolo delle IA nelle relazioni umane e nel supporto emotivo.

Il 10% dei giovani si dichiara infatti aperto a stringere legami di amicizia con i chatbot, e l’1% afferma di vivere già una relazione sentimentale con un’IA. Sebbene sia un dato basso, quest’ultimo mostra l’inizio di un profondo cambiamento nelle relazioni umane. Ad essere maggiormente predisposti ai legami emotivi con entità digitali sarebbero coloro che trascorrono più tempo online e i consumatori intensivi di contenuti pornografici.

Gli uomini sono più inclini delle donne ad accettare amicizie con l’IA (13% contro 9%). Anche l’orientamento politico influisce: i liberali mostrano maggiore apertura rispetto ai conservatori (14% contro 9%). Inoltre, il tempo trascorso online gioca un ruolo chiave: chi supera le sei ore al giorno è significativamente più predisposto ad accettare un amico virtuale. Questi dati sottolineano come diversi fattori, dalla demografia al comportamento digitale, influenzino il rapporto con l’intelligenza artificiale.

Emerge poi una netta differenza tra gli adolescenti e il ruolo delle disuguaglianze sociali nel plasmare queste nuove forme di intimità: coloro che hanno un livello di istruzione e reddito basso sembrano più inclini a legami digitali, nonostante nutrano preoccupazioni riguardo agli impatti negativi di questa tecnologia sulla società. Questa contraddizione mette in evidenza la necessità di ulteriori studi sulla relazione tra disuguaglianze sociali, difficoltà nel trovare partner e le nuove forme di intimità.

Infine, i giovani adulti non religiosi tendono a essere più preoccupati per l’impatto dell’IA rispetto ai loro coetanei religiosi (60% contro 49%) e mostrano un minor entusiasmo riguardo al suo ruolo nella società (40% contro 51%). Queste differenze sottolineano come la percezione dell’intelligenza artificiale sia influenzata anche dal grado di religiosità, evidenziando diversi approcci ai cambiamenti tecnologici.

Sebbene l’IA offra nuove forme di compagnia e supporto, solleva interrogativi profondi su autenticità, connessione e implicazioni sociali. Il crescente utilizzo di chatbot e assistenti virtuali evidenzia sia opportunità che sfide, rendendo essenziale un dialogo critico per comprendere come questa tecnologia possa integrarsi nella nostra società senza sostituire i legami autentici.