Meta e le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale: decodificare il linguaggio dal cervello
Negli ultimi dieci anni, il laboratorio di ricerca Meta Fundamental AI Research (FAIR) di Parigi è stato protagonista di importanti progressi scientifici in diversi campi, dalla medicina alla conservazione ambientale. La sua missione è chiara: promuovere una scienza aperta e riproducibile, contribuendo al progresso dell’intelligenza artificiale (IA) con un impatto concreto sulla società. Guardando al futuro, l’obiettivo di Meta è lo sviluppo di un’Intelligenza Artificiale Avanzata (AMI), un livello superiore di IA in grado di potenziare prodotti e innovazioni a beneficio di tutti.
Oggi, in collaborazione con il Basque Center on Cognition, Brain and Language (BCBL), un importante centro di ricerca interdisciplinare a San Sebastián, in Spagna, Meta ha annunciato due scoperte rivoluzionarie che potrebbero trasformare la nostra comprensione dell’intelligenza umana e avvicinarci sempre più all’AMI. Queste ricerche si basano su studi precedenti che hanno tentato di decodificare la percezione di immagini e suoni a partire dall’attività cerebrale. Questa volta, gli scienziati sono riusciti a decodificare la produzione di frasi da registrazioni cerebrali non invasive, riuscendo a ricostruire fino all’80% dei caratteri di una frase basandosi esclusivamente sui segnali cerebrali. Inoltre, un secondo studio ha analizzato i meccanismi attraverso i quali il cervello trasforma i pensieri in parole.
L’Intelligenza Artificiale per comprendere il cervello
Questi straordinari risultati sono stati possibili grazie alla collaborazione con la comunità neuroscientifica. A supporto di queste ricerche, Meta ha annunciato una donazione di 2,2 milioni di dollari al Rothschild Foundation Hospital, consolidando una rete di partnership con istituti di ricerca europei di alto livello come NeuroSpin (CEA), Inria, ENS-PSL e CNRS.
L’importanza di questa scoperta è evidente se si considera che milioni di persone ogni anno subiscono lesioni cerebrali che impediscono loro di comunicare. Finora, alcune tecniche avanzate hanno dimostrato che la comunicazione può essere ripristinata attraverso interfacce neurali che utilizzano segnali cerebrali per alimentare decodificatori basati su IA. Tuttavia, molte di queste tecniche richiedono interventi neurochirurgici invasivi, rendendole difficili da applicare su larga scala.
Interfacce cerebrali non invasive
Per superare queste limitazioni, la prima delle due ricerche si è concentrata su MEG e EEG, due tecnologie che registrano rispettivamente i campi magnetici ed elettrici generati dall’attività neuronale. L’esperimento ha coinvolto 35 volontari sani, i cui segnali cerebrali sono stati registrati mentre digitavano delle frasi. Successivamente, un modello di IA è stato addestrato per ricostruire le frasi basandosi esclusivamente sui segnali cerebrali, ottenendo una precisione fino all’80% con i dati MEG, un risultato almeno due volte superiore rispetto alle tecniche tradizionali basate su EEG.
Questa tecnologia apre nuove prospettive per lo sviluppo di interfacce cervello-computer non invasive, che potrebbero aiutare le persone con disabilità comunicative a esprimersi senza bisogno di interventi chirurgici. Tuttavia, rimangono ancora alcune sfide da superare prima di una possibile applicazione clinica:
- Migliorare la precisione della decodifica, che attualmente non è ancora perfetta.
- Affrontare limitazioni pratiche, dato che il MEG richiede stanze schermate magneticamente e l’immobilità del soggetto.
- Testare la tecnologia su pazienti con danni cerebrali, per capire quanto possa essere utile in contesti reali.
Svelare i segreti del linguaggio nel cervello
Oltre alla decodifica delle frasi, Meta ha ottenuto un’altra importante scoperta: una maggiore comprensione dei meccanismi neurali che coordinano la produzione del linguaggio umano. Studiare il cervello durante il linguaggio è sempre stato complicato a causa di un problema tecnico significativo: i movimenti della bocca e della lingua generano interferenze nei segnali delle neuroimmagini. Questa difficoltà ha reso molto complesso analizzare in dettaglio i processi cerebrali che trasformano i pensieri in parole.
Le nuove ricerche potrebbero aprire la strada a modelli di IA più sofisticati in grado di comprendere e interagire meglio con il linguaggio umano, migliorando non solo le tecnologie di assistenza per persone con disabilità, ma anche settori come la traduzione automatica e il riconoscimento vocale.
L’annuncio di Meta e BCBL rappresenta un passo avanti cruciale nell’ambito dell’intelligenza artificiale e delle neuroscienze. La possibilità di trasformare il pensiero in parole senza interventi invasivi potrebbe rivoluzionare la vita di milioni di persone e aprire nuove strade nel campo delle interfacce neurali.
Seppur ci siano ancora sfide da superare, l’obiettivo finale è chiaro: sviluppare una tecnologia in grado di potenziare le capacità umane e migliorare la qualità della vita. Con il supporto di istituti di ricerca europei e investimenti mirati, l’IA si sta avvicinando sempre più a una vera e propria simbiosi con il cervello umano.